Prosperità e Carenza
lo sguardo da cui vivi cambia ciò che ti accade.
Ci sono periodi in cui tutto sembra più faticoso.
Le stesse situazioni che prima gestivi senza problemi diventano pesanti. Le decisioni si complicano. Le relazioni si irrigidiscono.
E altri periodi, invece, in cui — a parità di vita — le cose scorrono con più naturalezza.
Non sempre è la realtà a cambiare. Spesso cambia da dove la stai guardando.
Dentro ciascuno di noi operano due movimenti interiori profondi che influenzano il modo in cui viviamo le esperienze, prendiamo decisioni e incontriamo le persone: la carenza e la prosperità.
Non sono emozioni passeggere, né tratti della personalità. Sono climi interiori, stati di fondo che modellano il nostro modo di stare nel mondo.
Quando sei nella carenza
La carenza è uno stato in cui lo sguardo si restringe.
Non nasce necessariamente da una mancanza reale, ma da una percezione che sottrae spazio. Inizia spesso in modo silenzioso: una preoccupazione costante, una pressione interna, il confronto con gli altri, la sensazione di non essere abbastanza.
Quando sei nella carenza:
- vedi soprattutto ciò che manca o non funziona
- interpreti gli eventi come conferme di inadeguatezza
- senti urgenza, tensione, bisogno di controllo
- anche le possibilità si presentano come rischi
Ma c’è un livello ancora più profondo.
Quando sei nella carenza, anche le tue energie sono in carenza. Questo si manifesta in modo molto concreto: nel corpo più contratto, nel tono di voce più difensivo, nelle richieste che suonano come bisogni, nelle decisioni prese più per paura che per scelta.
Questo stato viene percepito intorno a te, anche quando non viene esplicitato. Le persone lo sentono. Le situazioni lo riflettono.
Non perché esista una forza misteriosa che “attira” eventi negativi, ma perché la carenza influenza il tuo comportamento, il tuo modo di entrare nelle relazioni, il tipo di contesti che frequenti e le opportunità che riconosci.
Da questo spazio è più facile entrare in dinamiche sbilanciate, incontrare persone anch’esse in difficoltà, restare ai margini di ambienti più vitali.
Chi si muove da uno spazio di maggiore prosperità tende spesso — senza cattiveria — a fare un passo indietro. Non per escludere, ma per proteggere il proprio equilibrio.
La carenza diventa così una spirale: meno spazio senti dentro, meno spazio sembra esserci fuori.
E la cosa più delicata è questa: ti sembra realtà oggettiva, non uno stato transitorio.
Quando sei nella prosperità
La prosperità non è entusiasmo forzato, né pensiero positivo. È uno stato di ampiezza interna.
Quando sei nella prosperità:
- vedi ciò che c’è, non solo ciò che manca
- riconosci risorse, appoggi, margini di scelta
- il respiro è più ampio, lo sguardo più morbido
- le difficoltà esistono, ma non occupano tutto lo spazio
Anche qui c’è un livello sottile ma decisivo. Quando sei nella prosperità, le tue energie sono disponibili. Il corpo è più rilassato, la presenza più stabile, il modo di parlare più chiaro, le scelte più coerenti. Non perché tutto sia facile, ma perché non stai reagendo: stai rispondendo.
Questo stato si sente. E ciò che accade intorno tende a rispecchiarlo.
Da uno spazio di prosperità è più facile vedere opportunità, riconoscere occasioni che prima passavano inosservate, entrare in contatto con persone più centrate, collaborative, generative. Non perché “attiri” magicamente la prosperità, ma perché sei leggibile, affidabile, abitabile.
Le persone prosperano accanto a chi ha spazio. Le situazioni fioriscono dove c’è presenza. Le occasioni emergono dove c’è disponibilità, non bisogno.
La prosperità genera una spirale opposta a quella della carenza: uno stato interno più aperto porta a scelte più allineate, che a loro volta creano contesti più nutrienti, che rinforzano quello stesso stato interno. La realtà non diventa perfetta, ma diventa più ricca di possibilità reali.
Perché questo conta quando vivi un momento di blocco o di scelta
Molte persone chiedono supporto quando sono in carenza: quando devono decidere, quando qualcosa non funziona più, quando si sentono stanche, bloccate o disallineate.
In questi momenti non serve qualcuno che dica cosa fare. Serve uno spazio in cui tornare a vedere.
Il coaching lavora proprio qui: non cambia la tua vita dall’esterno, ma ti aiuta a spostarti da uno stato di carenza a uno di maggiore prosperità interna. E quando questo accade, cambiano le domande che ti fai, le persone che incontri, le possibilità che riconosci.
La buona notizia
Prosperità e carenza non sono condizioni definitive. Sono movimenti. Tutti li attraversiamo, più volte.
Il punto non è eliminare la carenza, ma riconoscerla. Quando la riconosci, smette di guidarti in automatico. E si riapre spazio.
Ed è in quello spazio che molte persone ritrovano chiarezza, direzione e una sensazione di allineamento che credevano persa.





